10 miti da sfatare sulla mammella

Proviamo a sfatare alcuni degli innumerevoli miti in ambito senologico!

 

1) La mammografia può essere dannosa per la salute.


E’ vero che la mammografia utilizza radiazioni ionizzanti, ma per fare questo esame vengono utilizzate dosi molto basse (paragonabili a quelle assorbite durante un volo transoceanico). Anche se essa viene eseguita ogni 1-2 anni il rapporto rischio/beneficio è enermemente a vantaggio di quest’ultimo.

2) "Se ho fatto l’ecografia mammaria non serve fare la mammografia".

L’ecografia al seno spesso può non essere sufficiente per la valutazione della ghiandola mammaria.
Alcune forme di tumore, più frequentemente nei seni con maggiore componente adiposa, vengono individuati meglio con l’esame mammografico.

Anche le microcalcificazioni, che si vedono soprattutto con la mammografia, possono sfuggire all’ecografia.

Quindi in base alla struttura del seno ed all’età della paziente il seno viene studiato con l’ecografia, con la mammografia o con entrambe le metodiche.

3) Le cisti al seno vanno tenute sotto controllo.

Le cisti sono dei reperti benigni e non hanno alcuna rilevanza clinica. Non hanno potenziale maligno e quindi non necessitano di controllo nel tempo. Le cisti sono ben visualizzabili tramite l'ecografia mammaria.

4) I fibroadenomi non necessitano di follow-up.

I fibroadenomi sono i tumori benigni più frequenti specie nelle donne giovani. In caso di nuovo riscontro si effettua un follow up (ogni 6 mesi fino a 2 anni) per valutarne l’evoluzione. Una crescita eccessiva può richiedere infatti l’escissione chirurgica della lesione.

 

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5) L'autopalpazione non è importante.

Alcuni tumori al seno vengono diagnosticati grazie all'autopalpazione eseguita dalle pazienti. E' bene effettuare l'autopalpazione ogni mese, con la mano opposta al seno da palpare ed in posizione eretta. Imparando a prendere confidenza con il proprio seno e conoscendo la propria ghiandola normale la donna riesce ad avvertire la presenza di eventuali noduli di nuova insorgenza.

6) La mammografia non viene effettuata in donne portatrici di protesi.

Le protesi non vengono danneggiate durante la mammografia. Esse vengono impiantate posteriormente alla ghiandola e quindi la presenza di un nodulo può essere accertata con l’esame mammografico. La prevenzione deve essere effettuata anche in donne portatrici di protesi
.

7) I linfonodi ascellari ingrossati indicano la presenza di un tumore mammario.

I linfonodi delle ascelle, specie se dolenti, possono ingrossarsi per svariati motivi irritativi (deodoranti aggressivi, depilazione, tagli cutanei ecc..). Un tumore al seno può dare metastasi ai linfonodi delle ascelle che in questo caso si presentano duri e fissi alla palpazione. E’ sempre raccomandabile la valutazione con esame ecografico di eventuali linfonodi ingrossati.

8) Un tumore al seno si sviluppa solo se c’è familiarità.

La maggior parte dei tumori al seno (circa il 75%) sono sporadici ovvero si presentano in donne che non hanno familiarità.
La presenza familiarità aumenta il rischio di poter sviluppare il cancro al seno e per questo è giusto iniziare lo screening senologico un pò prima rispetto al resto delle donne.

9) Il dolore al seno indica la presenza di un tumore.

Il dolore al seno (mastodinia) quasi mai è dovuto alla presenza di un cancro. La mastodinia ( dolenzia, bruciore, fastidio, tensione ecc..) è un sintomo molto frequente e spesso non ha una causa dimostrabile. Può essere ciclica quando si associa alla sindrome premestruale oppure non ciclica più caratteristica dopo i 40 anni ed in menopausa.

10) La mammografia e l'ecografia del seno sono i migliori esami per studiare la mammella.

Il gold standard diagnostico per lo studio del seno è la risonanza magnetica mammaria. Con questo esame è possibile infatti caratterezziare le lesioni (benigne vs maligne), valutare l'efficicazia della chemioterapia neodiuvante, differenziazione di una recidiva tumorale da una cicatrice post-chirurgica, studio di protesi e screening delle pazienti portatrici di mutazione dei geni BRCA 1 e BRCA 2 (pazienti con alto rischio genetico-familiare).

Autore: Dott. Notaro Dario

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